Michael Jackson, i cinquant’anni del re Pan

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  1. Emak 87
     
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    Tanti auguri al re. Tanti auguri al replicante. Al cortocircuito tra finzione e realtà. Non quello celeberrimo di Blade Runner ma al più umano e fragile replicante di se stesso. Michael Jackson compie oggi cinquant'anni, nato il 29 agosto 1958 a Gary, anonima cittadina nello stato dell'Indiana, e in agonia come rockstar planetaria da anni, da quando decise di sfidare il sottilissimo confine che separa il vero dal falso, diventando tra bisturi e operazioni di chirurgia estetica il perfetto clone di Jacko. La trasformazione cominciò a partire dagli anni Ottanta, dove entrò in punta di piedi d'argento e vernice nera con il video di Thriller per cambiare la storia della musica. E diventare mito, con la sua corona sul trono del pop, presagio della sua futura disgregazione fisica, in cui resuscitava una versione spaventosa di sé e del genere umano sulla falsariga degli zombie di George Romero. John Landis mise su pellicola l'atavica paura della morte e dell'inesorabile passaggio del tempo di Michael Jackson. La sua eterna voglia di restare bambino fra i bambini. Di vivere felice in un'isola che non c'è. Neverland. La terra senza tempo e senza inquinamento, l'eterna giostra abbattuta a colpi di debiti e di accuse. Perché il resto del mondo nel tempo si è spezzato in due. I fan, gli irremovibili e le creature umane che, anni dopo, lo hanno accusato di pedofilia, portato in tribunale, condannato. A pagare per colpe che lui, Jacko, non ha mai ammesso, ma indossato sopra i vestiti sempre più stretti, meno fastosi, tristi.

    Il mondo non ha perdonato la sua voglia di essere bianco, sottile, alieno. Non ha perdonato la sua piroetta a dare le spalle all'immagine sorridente del ragazzino prodigio, umano tra i suoi anche umani quattro fratelli con i quali, spinto dalla famiglia, esordì a metà degli anni Sessanta con il nome di Jackson 5, preludio di una fortunatissima carriera. Il mondo non l'ha perdonato nonostante l'avesse guardato camminare sulla luna. Forse per questo. Lui, il "moon walker" idolo di milioni di teenager, che nel 1979 raggiunse per la prima volta la vetta delle classifiche di Billboard come solista. Con l'auito del mago di Oz, Quincy Jones, pubblicò infatti l'album Off the Wall. E con la luce della luna puntata addosso, il fragile Jacko iniziò la sua trasformazione. Lo stesso anno si ruppe il naso ballando una delle sue complesse coreografie. L'operazione di rinoplastica non riuscì, o almeno questo è quello di cui si lamentò Jacko. Disse che la difficoltà di respirazione avrebbe minacciato seriamente la sua carriera. Si rivolse allora al Dr. Steven Hoefflin. Che lo rioperò. E lo operò ancora. E ancora. Limando il suo naso, fino a renderlo inesistente.

    Negli anni Ottanta il progresso accecava molti. I primi videoclip, i primi videoregistratori, i primi megaschermi, i primi videogame. La mutazione dell'alieno non imbarazzò all'inizio proprio perché figlia di un'epoca edonista e molto presa a guardare avanti, verso il futuro, un'epoca lontana dai reality show e ancora molto vicina all'idea di diventare famosa. Saranno famosi, il telefilm dove, non a caso recitava anche la sorellina Janet, ne era l'emblema. E le operazioni di Michael non destarono la dovuta preoccupazione. I suoi album e quello che dava al pubblico, erano magia pura, erano progresso, erano il futuro che solo l'alieno poteva garantire. Con il suo talento e la sua grazia e la sua fantasia. Nel 1982 Michael aveva poco più di vent'anni ed era già il re. Come i re più fragili e soli, fu travolto dalla propria megalomania. Schiavo della sua lotta contro il mondo degli adulti che iniziava a reclamarlo, e che l'avrebbe presto chiamato a sè. Come un re bambino, Jackson iniziò a girare a vuoto su se stesso. Passando dal matrimonio lampo con Lisa Maria Presley a quello con Debbie Rowe e alle voci che nel 2000 lo davano come futuro marito di Liz Taylor. I bambini capricciosi sono messi in punizione, quelli viziati anche puniti. E la giustizia lo mise sotto il suo riflettore. Nel 2003 un famoso, pubblico e ossessivo processo lo vide lottare contro l'accusa di abuso sessuale nei confronti del quattordicenne Gavin Arvizio. Assai meno grave ma ben più comico il processo per l'accusa di plagio spiccata nei suoi confronti da Al Bano, una vertenza durata ben nove anni per un verso di Will you be there, simile ai Cigni di Balaka.

    Il fragile Michael, il re del pop, l'alieno, l'anima strana che il mondo ha rinnegato, oggi compie 50 anni. Ha perso il suo ranch, ha rinunciato ai diritti sulle edizioni dei Beatles (nel 1984 Michael comprò i diritti di 250 canzoni pagandoli quasi cinquanta milioni di dollari), ha avuto tre figli, uno l'ha appeso a testa in giù dal terrazzo di un albergo per farlo fotografare dai paparazzi. E' stato portato in tribunale, mai accusato definitivamente, ha combattuto perdendo chili e salute, lottato contro la dipendenza da antidolorifici e anti depressivi (Valium, Xanax e Ativan prima, morfina e Demerol dopo). Si è ritirato lontano dagli sguardi della terra nell'isola del Bahrain nel Golfo Persico. Ha abbassato i toni, sempre gentili, dell'elfo che non voleva invecchiare. Che non era nato per invecchiare. Che non era nato neanche per morire e diventare un mito immortale come alcuni prima di lui. Oggi l'elfo inizia a invecchiare. Ma come in un film di Tim Burton, senza un finale dai contorni lieti. Una parabola in discesa, all'apice con Thriller, l'album più venduto di tutti i tempi (oltre 100 milioni di copie solo nel 1982). Nessuno prima di lui era riuscito a realizzare un disco di musica nera in così perfetto equilibrio con il gusto del pubblico bianco. Leggenda genera leggenda. Favola e fantasia sono sempre andate d'accordo. Nel caso di Michael Jackson la sua lotta contro la realtà non è ancora finita. Nel suo ritiro il re ora riposa. Forse tornerà a cantare ancora. A fare il giro della luna. A lasciare sognare quanti hanno sognato dietro le sue piroette e dietro la sua voce potente e sottile come la lama di un nobile coltello giapponese. Viene voglia di lasciarlo in pace, viene voglia di non voler credere alla gogna pubblica. Alle accuse. Ma di riguardare le sue magie. E immaginare una torta nella sua nuova isola che non c'è, piena di candeline. Come nei cartoni animati. Ai confini della realtà.
     
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  2. khar0nte8
     
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    "Ai confini della realtà"?? LooooooooooL....dove hai preso queste parole?? xD
     
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  3. Emak 87
     
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    Bisognerebbe chiederlo al tipo di Repubblica che ha scritto l'articolo XD
     
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  4. khar0nte8
     
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    XD cmq perchè a Michael Jacson lo soprannominano chiamandolo "Il Re"??
     
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  5. Emak 87
     
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    Dovrebbe essere perchè è considerato il re del pop, a inizio anni novanta ha profondamente cambiato il genere...
     
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  6. khar0nte8
     
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    Ok grazie ^^
     
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5 replies since 1/9/2008, 18:51   193 views
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